La polemica è scoppiata e adesso non si ferma più: ricerche delle università di Stanford e di Berkley hanno scoperto che moltissimi siti, anche importanti, fanno di tutto per tracciare gli utenti. Con metodi che permettono di aggirare gli elementari sistemi pro-privacy, come la cancellazione dei cookie e le opzioni di “navigazione anonima” integrate nei browser.

L’allarme è partito da Wired.com e ora ripreso dai principali media internazionali, a partire dal Wall Street Journal. Il metodo di tracciamento sotto accusa è una tecnologia di Kissmetrics, adottata da siti come Msn.com, Spotify.com e Hulu.com. Questi ultimi due hanno però già dichiarato che hanno smesso di usarla, dopo la polemica.

E’ in sostanza una tecnica basata sugli eTag, considerabili un po’ come l’evoluzione dei cookie (“supercookie” nella vulgata giornalistica). Memorizzano informazioni, sull’accesso dell’utente al sito, all’interno della cache del browser. Fa parte di un’arsenale di nuovi metodi di tracciamento, tra cui ci sono anche i Flash cookie e il local storage su Html 5 (qui una ricerca che li describe bene).

Soluzioni? Si possono usare sistemi di anominizzazione più complessi, basati su proxy e crittografia. I quali però tendono a rallentare la navigazione (soprattutto se sono gratuiti). Per Kissmetrics il rimedio sembra più semplice: è possibile fare opt-out cliccando sull’apposito banner presente in questa pagina, nel sito dell’azienda.

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