Grazie al lavoro di ricerca svolto presso la University of Pittsburgh, una donna tetraplegica di 53 anni è ora in grado di controllare un braccio robotico con il pensiero. Il merito, oltre alle qualità meccaniche del braccio in sé, sta nell’interfaccia cerebrale sviluppata per recepire e interpretare i segnali neuronali corrispondenti.
Jan Scheuermann, la donna che nel 1998 si è vista diagnosticare l’atassia spinocerebellare, si è fatta impiantare due griglie quadrate di elettrodi da 4 pollici con 96 punti di contatto ciascuno: gli impianti sono stati eseguiti dopo aver individuato le zone del cervello della paziente deputate al controllo di braccia e gambe.
Gli elettrodi hanno il compito di percepire i segnali provenienti dai singoli neuroni, di trasferire tali segnali a un computer (via connessione wireless) e interpretarli come movimenti tramite appositi algoritmi software. Il risultato finale è la capacità per Jan Scheuermann, di muovere e raccogliere oggetti o servirsi delle barrette di cioccolata tutta da sola.
Le braccia robotiche controllate col pensiero non sono una novità assoluta, ma la ricerca statunitense si distingue per la complessità dei movimenti replicabili dal paziente. Per il futuro, gli scienziati di Pittsburgh pensano a trasformare il braccio robotico in un sistema di autosufficienza installabile a domicilio, o persino di usare l’interfaccia cerebrale per trasmettere impulsi direttamente ai muscoli tagliati fuori dalla comunicazione con il sistema nervoso.
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