40 anni e non dimostrarli…

L’uomo è andato sulla Luna due anni prima, la prima delegazione della Cina comunista arriva negli Stati Uniti con la diplomazia del ping pong. Intel lancia il suo primo microprocessore, si chiama 4004: è l’inizio di una rivoluzione, il simbolo di una tecnologia che cambia per un mondo che vuole cambiare, l’avvio di una trasformazione che porterà l’informatica e l’elettronica in tutti gli uffici, nelle case e non solo. É il 1971.

La tecnologia, grazie al silicio, in pochi anni diventerà più “democratica”, quindi più diffusa ed economica. E il mondo, da lì in poi, non è più stato lo stesso. Una rivoluzione enorme, quella della microelettronica. Una rivoluzione che ha cambiato come poche altre la storia dell’uomo. Il 15 novembre ricorre (per Intel almeno) il quarantesimo anniversario dall’introduzione del primo microprocessore, cioè il primo computer (inteso come Cpu, Central processing unit, l’unità di calcolo) implementato fisicamente in un unico circuito integrato e racchiuso in una scheggia di silicio. Il 4004 era questo: una micro-macchina logica in grado di eseguire elementari calcoli e funzioni in base a un programma software predefinito. Modificando il software era possibile fargli svolgere compiti differenti. Ai tempi dell’invenzione del microprocessore molti ingegneri sapevano come definire architetture di Cpu e realizzare progetti logici, ma nessuno prima, dell’Intel 4004, era ancora riuscito a realizzare un microprocessore monolitico in silicio. Negli anni Sessanta queste funzioni erano possibili utilizzando una serie di circuiti integrati (chip) interconnessi, prima ancora da una moltitudine di transistor e nei decenni antecedenti da valvole, ossia da migliaia di tubi termoionici.

 

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