A vedere oggi il brand Qatar furoreggiare dalla maison Valentino alla Miramax, dal quartiere londinese Canary Wharf alla Costa Smeralda passando per il Paris Saint Germain Football Club e i magazzini Harrods, sembra impossibile che solo dieci anni fa il piccolo ancorché facoltoso emirato mediorientale fosse noto quasi esclusivamente per essere sede di al Jazeera, la prima tv satellitare araba nata nel 1996 ma ammessa al rango dei grandi network internazionali dopo l’11 settembre 2001.
All’epoca lo sceicco Hamad bin Khalifa Al Thani, salito al trono nel 1995 grazie a un golpe incruento contro il padre, non aveva ancora lanciato la sua Qatar National Vision 2030 e l’ex presidente egiziano Mubarak poteva permettersi di concludere la visita a Doha commentando scetticamente «Tanto rumore per questa scatoletta di fiammiferi?».
Grazie al petrolio e alla terza riserva mondiale di gas scoperta nel ’97, la «scatoletta» grande come l’Abruzzo non è solo sopravvissuta al Faraone, ma vanta una crescita economica record del 16,6% e assicura a ciascuno dei suoi circa 280 mila abitanti indigeni (un settimo del totale) un patrimonio annuo di 65 mila euro che ne fa gli indiscussi Paperoni globali.
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