Forse siamo di fronte a uno dei maggiori “epic fail” degli ultimi tempi.  Almeno a livello di immagine, la figura è veramente di quelle memorabili, a  riprova che il destino sa essere beffardo, tanto da non far nessuno sconto a  quella che forse è un’incomprensione alla base del tutto, nel migliore dei casi.

I fatti: il musicista olandese Melchior Rietveldt, ai tempi dell’ideazione dello spot, venne contattato per scrivere una colonna sonora  adatta allo scopo. Una normale prestazione d’opera, insomma, in cui un  committente (BREIN, Bescherming Rechten EntertainmentIndustrie Nederland – Protezione dei diritti dell’Intrattenimento  dei Paesi Bassi) paga un musicista per avere un pezzo originale da utilizzare  nel proprio spot. Fin qui, nulla di strano.

I problemi per la BREIN e per altri, di cui poi parleremo, nascono quando il musicista, durante la visione di un DVD della serie Harry Potter, scopre che all’inizio viene inserito il video  anti-pirateria, proprio quello con il brano composto da lui stesso. Il  musicista, all’epoca dei fatti, fu regolarmente pagato, ma nel contratto erano  previste royalties nel caso di sfruttamento futuro del video oltre ai canali  stabiliti all’atto per primo pagamento. Il contratto iniziale, infatti,  prevedeva la proiezione dello spot una tantum nel corso dei vari festival del  cinema. I diritti per il video inserito nei DVD, insomma, non erano stati  pagati. Era tecnicamente illegale.

La vicenda si è quindi evoluta, facendo entrare in gioco la Buma/Stemra, una  sorta di SIAE olandese che tutela e garantisce le royalties ai propri iscritti,  e Melchior lo è dal 1988. Ecco quindi arrivare 15.000 Euro per il musicista come  anticipo, con la promessa di fargli pervenire la lista delle eventuali  pubblicazioni in cui lo spot era contenuto. La lista non è mai arrivata e  difficilmente si tratta di una svista, essendo il famoso video inserito in 71 DVD commerciali.  Al musicista arrivano altri 10.000 Euro, mentre Buma/Stemra cerca un accordo  forfettario con BREIN per giungere a una cifra che compensi l’errore.

Al musicista vengono pagati ulteriori 60.000 Euro, ritenuti insufficienti in  quanto, tabelle alla mano, mancherebbero oltre 100.000 Euro all’appello. A  seguito di altri 31.000 Euro versati, giunge la sentenza della causa in corso:  la Corte Distrettuale di Amsterdam ha condannato la Buma/Stemra al pagamento di  una multa per negligenza nell’assicurare il dovuto al proprio associato (20.000  Euro), nonché a pagare le spese processuali, oltre ovviamente a darsi da fare  per fargli avere il dovuto in tempi brevi.

A discapito di BREIN, il committente, va  detto che non è che ha sfruttato totalmente i diritti del musicista, come alcune  notizie che circolano in rete fanno supporre. Alla base della vicenda c’è sicuramente un malinteso  o al massimo malizia dettata dalla cupidigia, visto  che un accordo iniziale c’è stato.

Certo è che la vicenda è veramente grottesca e farà nascere il sorriso ai  molti, moltissimi utenti che al fatidico “non ruberesti mai un’auto”  rimanevano perplessi per il paragone sicuramente azzardato. Ce lo riguardiamo con  un un altro spirito, oggi? Buon fine settimana.

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