Quando siete davanti alla Gioconda tenete gli occhi aperti e gli zaini chiusi. Guai a cedere alla sindrome di Stendhal o all’abbiocco sui divanetti. Una visita al Louvre è la festa dell’arte ma anche dei borseggiatori, in maggioranza ragazzini dell’Est. La novità è che una volta lavoravano sui turisti in coda per entrare, adesso su quelli già entrati. Comprano il loro bravo biglietto e poi inizia la caccia.
La selvaggina non manca. Secondo sito più visitato di Parigi dopo la Tour Eiffel, d’estate il Louvre viaggia su una media di 40 mila ingressi al giorno. E la marcia dei 40 mila finisce sempre lì: tutti vogliono vedere le stesse opere, quindi davanti alla Gioconda o alla Venere di Milo sembra di essere nella metropolitana di Tokyo all’ora di punta. Con l’aggravante che ci sono anche i «pickpockets», così agguerriti che il Museo ha dovuto sistemare i cartelli con gli avvertimenti in dieci lingue anche dentro le austere sale, dove non sono un bel vedere. Il record, pare, è stato toccato il 12 luglio: al giro serale, i custodi hanno recuperato 56 portafogli, ovviamente vuoti. Il Museo invita a non esagerare con l’allarme, però annuncia rinforzi. Il problema è che le guardie giurate non possono arrestare nessuno e, quando ci riesce la polizia, i baby-borseggiatori sanno che saranno liberati dopo poche ore. Quindi, colpiti da un’inarrestabile passione per l’arte, tornano subito al Louvre. Giocondi.

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