Il rover Curiosity della Nasa non sarebbe mai atterrato con successo su Marte, se non fosse stato per Huckleberry Finn e una manciata di opuscoli scientifici pubblicati mezzo secolo fa da «Time/Life». Stiamo seguendo un percorso tortuoso, è chiaro, ma nulla è facile nell’ingegneria spaziale. Perciò vi chiediamo pazienza.

Circa cinquant’anni fa, appunto, un ragazzino di nome Rob Manning cresceva felice nelle regioni più remote dello Stato di Washington, l’angolo nord occidentale degli Stati Uniti. Boschi, montagne, fattorie, isolotti in mezzo all’oceano Pacifico, fiumi pieni di salmoni, un po’ di pioggia e parecchia neve. Per sua stessa ammissione, conduceva un’infanzia simile a quella di Huck Finn, l’eroe delle avventure raccontate un po’ più a sud da Mark Twain.

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