In un garage, in una palestra, in un atrio: il piccolo aeroplano ad ala fissa del MIT non mostra particolari difficoltà nel volare in spazi sempre più angusti. Un risultato tanto più interessante se si pensa che non c’è nessun umano al timone: è il computer a determinare rotta, velocità e tutti i parametri necessari a volare ed evitare gli ostacoli. Senza alcun bisogno di possere in anticipo la mappa del luogo dove si trova e in assenza di un segnale GPS.

Il cuore del progetto è un singolo processore Atom, analogo a quello dei netbook: il prototipo di Nick Roy, Adam Bry e Abraham Bachrach è poco più di un aliante di balsa, che però incorpora nei suoi due chilogrammi di peso i sensori necessari a rilevare le informazioni sull’area circostante (scanner laser) e l’hardware adatto ad elaborare i segnali per variare i parametri di volo ed evitare catastrofici impatti.
L’algoritmo di elaborazione prevede la trattazione dei segnali degli scanner laser e dei sensori inerziali mediante la combinazione di diverse elaborazioni numeriche. Inoltre, in luogo di una trattazione teorica della traiettoria ideale, il gruppo ha preferito appoggiarsi a un algoritmo per approssimazione già sviluppato altrove, in modo da semplificare ulteriormente il carico elaborativo. Nel prossimo passo evolutivo il team punta a includere anche una rilevazione visiva dell’ambiente nella elaborazione, in modo tale da migliorare ulteriormente l’agilità e l’efficacia del velivolo.

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